Fumone e il suo castello 25 novembre 2017
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Fumone e il suo castello 25 novembre 2017
Fumone 25 novembre 2017
Appuntamento alle 08:30 al bar del hotel Alta Quota di Ciampino, presenti Gennaro, Michele, Fabrizio e Silvia, Fabio e Maria Luisa e Gerardo e Tamara. Anche questa volta il gruppo dei DinoCentauroSauri è in compagnia di ospiti. Alle ore 09;00 dopo aver preso un caffè, ci muoviamo per raggiungere la prima tappa del viaggio, Rocca Massima. Attraversato il centro urbano di Ciampino e costeggiato l'aeroporto, ci si ritrova a percorrere la via dei laghi. Attraversato Marino, percorriamo la panoramica sul lago di Albano alla volta dei Pratoni del Vivaro, la temperatura e fredda c'è molta umidità e ci si ritrova improvvidamente in mezzo alla nebbia. La percorribilità della strada è incerta e la visibilità lo è ancor meno, da li a poco diradate le nebbie, ci troviamo a Velletri. Proseguendo per Giulianello la visibilità torna ad essere discreta ma il manto stradale e umido e scivoloso. Procedendo con cautela ci arrampichiamo sulla strada che ci porta a Rocca Massima. La strada non è delle migliori ma abbastanza tortuosa, c'è un po di vento che infastidisce un po, ma in compenso non piove. Giunti in cima al paese ci fermiamo per una pausa caffè. Rifocillati e riposati riprendiamo il cammino, dopo un piccolo giro in tondo nel paese, per vedere la partenza del volo dell'angelo, ci si ritrova a scendere di nuovo, ma purtroppo per la via sbagliata, infatti il bivio che porta verso segni e poco visibile, per cui presa una diversa via ci ritroviamo a percorrere una strada molto panoramica che scende verso Cori. Purtroppo ci si ritrova di nuovo in mezzo alla nebbia, ma per fortuna dura poco. Il navigatore insiste a farci ritornare indietro ma invano Fabio non convinto continua ad ignorare il consiglio. Proseguendo, sperando che il navigatore suggerisca una strada alternativa ci si ritrova nel centro storico di Cori. La strada e stretta non è possibile fare inversione, siamo obbligati a procedere per trovare un alternativa. L'ennesimo errore ci fa percorrere un salita irta e con una curva molto stretta, Fabrizio perde l'equilibrio e si sforza di non far cader la moto e come sempre inveisce contro Fabio, dopo di che lo affianca e con piglio quasi feroce sollevata la visiera del casco gli urla che se gli continua a far fare delle strade come queste non esce più con il gruppo. Dopo la salita c'è una breve discesa che ci porta in una piazzetta dall'aspetto medievale, difronte si erge un campanile alle cui spalle c'è un monumento alquanto insolito, si tratta del tempio di Ercole, un complesso di colonne romane del secolo precedente la nascita di Gesù. Ci fermiamo per fare delle foto prima di proseguire, come in ogni luogo ameno c'è un cane accovacciato che riposa in mezzo alla strada, e quindi coccole foto e carezze. Gerardo scavalca le transenne e si fa fotografare in mezzo al colonnato. Il resto del gruppo ciondola avanti e in dietro in mezzo alla piazza a scattare foto ricordo. La nuova pausa e il cambio di percorso ci fa riprendere il viaggio in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Risalire per Rocca Massima e riprendere la via esatta comporterebbe un ulteriore ritardo, siamo attesi a Fumone dalla guida del castello per la visita. Reimpostato il navigatore e scelta la via più veloce, ci troviamo a percorrere la via Catilina dopo aver attraversato Colleferro. Un ora di strada ci separa dalla meta, ma fortunatamente senza ulteriori ritardi, giungiamo in orario a destinazione. Parcheggiate le moto e sbirciate un paio di botteghe che vendono souvenir, ci ritroviamo all'ingresso del paese di Fumone. L’altura di 800 mt dove è collocato Fumone si trova in una posizione di straordinaria importanza strategica, una posizione geografica a dominio sull'intera valle del Sacco e della strada maestra che collegava Roma e Napoli: la via Latina. Il nome di Fumone nasce dall'antica funzione di comunicazione effettuata con segnali di fumo, segnali che annunciavano le invasioni di nemici provenienti da sud e diretti a Roma. Il castello di Fumone è stato la principale fortezza militare dello Stato Pontificio del Basso Lazio; fu usato per oltre 500 anni come punto di avvistamento. Le fumate che venivano prodotte dall'alta torre comunicavano in tutta la Campagna e la Marittima che dei nemici si erano immessi sulla via Casilina ed avvertivano la popolazione di trovare un rifugio. Da ciò nacque l'adagio popolare: Quando Fumone fuma, tutta la campagna trema ed anche il nome del paese. Grazie alla sua posizione strategica, Fumone si rivelò nella storia una fortezza inespugnabile e furono vani i tentativi di conquista anche da parte di Federico Barbarossa ed Enrico VI; ci riuscì solamente papa Gregorio IX nel XIII secolo ma pacificamente e sotto pagamento di un'ingente somma di denaro. Il castello conserva nel museo interessanti reperti archeologici e comprende anche un giardino pensile, realizzato dalla famiglia Longhi nel Seicento. Il giardino sospeso, ricavato dall'unificazione dei camminamenti di ronda, dei fossati e dei quattro torrioni interni, è uno dei rari esempi nel suo genere in Europa, ed è tipico dell'arte del giardino classico all'italiana. Per la sua estensione, è ritenuto il più grande d'Europa tra quelli che si trovano ad un'altitudine uguale o superiore agli 800 metri sul livello del mare. Nel castello sono stati preservati due luoghi, nel piano nobile, riconducibili a papa Celestino V. Uno è la cappella costruita nel XVIII secolo in sua memoria. Attigua alla cappella è la cella dove venne rinchiuso e dove l'ex papa trascorse gli ultimi dieci mesi di vita, praticamente murato vivo. Durante la visita, è inoltre, possibile ascoltare la storia del marchesino Francesco Longhi che venne ucciso, a soli cinque anni, dalle sue sette sorelle; la madre ( la duchessa Emilia Caetani) impazzita completamente dal dolore non accettò di farlo seppellire e decise di farlo imbalsamare: il corpo del bambino è custodito ancora oggi nel castello, e viene custodito in una teca a vetri. Ovviamente appena visto che la mummia aveva un cappello che assomigliava a quello di Fabrizio sono scattate le battute e le risate ad discapito del povero Nonno. Dopo circa quaranta minuti la visita giunge al termine e congedati dalla guida usciamo dal castello e torniamo ai negozietti di souvenir, calamite da frigo e piattino ricordo, con sopra il motto di Fumone. L'ora è tarda e la fame si fa sentire, per pranzo abbiamo prenotato alla taverna del Barone, fortunatamente si trova proprio li vicino. Il locale è ricavato in una vecchia stalla con attigua cantina, tutto l'arredo e in stile contadino e anche i camerieri indossano costumi caratteristi ciociari, e ai piedi anno le rinomate cioce da cui deriva il termine ciociaro. Le stoviglie sono tutte rigorosamente in coccio a ricordare come si apparecchiava la tavola all'epoca. Il menù è a prezzo fisso ma il profumo che proviene dai piatti e veramente invitante, in tavola già troviamo gli antipasti di terra locali. Tutto il pranzo è un susseguirsi di leccornie caserecce, e anche il vino non è male. Ad allietarci durante il lauto pasto un ragazzone in costume suona un organetto che intona spiritosissimi stornelli in dialetto locale. Dopo aver divorato l'antipasto, due primi, un arrosto misto con patate e i dolcetti della casa e bevuto del buon vino rosso, ci aspetta la via del ritorno. Ci rimangono ancora pochi minuti di luce per dare una rapida occhiata al resto del piccolo paesello (ed inoltre per smaltire un po di quello che abbiamo mangiato) prima di rimettersi in sella. L'intero borgo è pedonale e non è accessibile ai mezzi, date le stradine strette ed interamente fatte di pietra, ci corre l'obbligo di usare il più antico mezzo di locomozione, i piedi. Oltre le strade qui tutto è in pietra compreso l'arco di accesso al centro abitato, ci sono anche poche attività commerciali oltre che quasi inesistenti abitanti. Dopo questa rapida escursione non ci resta che tornare alle moto, si è fatta l'ora del tramonto e riscendiamo dal monte, costeggiamo le rive del lago di Canterno che ormai è buio, abbiamo bisogno urgentemente di un caffè per proseguire il rientro, ma incontriamo solo un area di servizio con solo il rifornimento di carburante, niente caffè. Proseguendo dopo alcuni chilometri in prossimità di Anagni imbocchiamo l'autostrada per Roma, in poco meno di un ora il gruppo arriva alle porte di Roma, ci si ferma per i saluti all'Autogrill appena prima del casello autostradale, poi ognuno prosegue per la via di casa.
Fabio Morfeo- Admin
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